22 dicembre 2003
La strana idea che un promotore finanziario possa avere altro
Dio che il vitello d'oro, sta alla base di un libro curioso e divertente che
è apparso a Rimini per i tipi di Garattoni: Simone Mariotti, LIBERI SI NASCE.
Cominciamo con una storia che non tutti conoscono e che riguarda Charlie Chaplin,
il popolare Charlot. Oltre che genio indiscusso del cinema era anche un buon
cittadino e quindi molto attento ai suoi investimenti in borsa. E che c'entra
con la borsa essere buoni cittadini? Simone Mariotti qui entra con il suo libro.
Cosa fece Charlie Chaplin un anno prima del crollo di Wall Street del '29. Fece
il buon cittadino. Invece di partecipare a quel festino in tempo di peste che
era la generale follia degli investitori, convinti come Pinocchio di seminare
in Campo dei Miracoli, il grande Charlot si guardò intorno e si accontentò,
e con un'operazione che poteva sembrare assurda rinunciò ai facili guadagni
che celavano il baratro, e proprio in nome della sua probità di cittadino (anche
se non prese mai la cittadinanza americana) vendette le azioni e investì in
obbligazioni a breve scadenza, sfuggendo al disastro. La stessa cosa che Mariotti
consiglia sia ai suoi clienti che a se stesso, da avveduto operatore finanziario.
In una sua intervista a Milano Finanza, l'autore spiega il suo punto di vista,
e cioè, propone l'esame di coscienza dell'investitore e del promotore finanziario.
Siamo in momenti di panico e di aspri contradditori fra banche e investitori.
Il caso Cirio ha già dato luogo ad avvisi di garanzia per le banche, e si profila
un altro caso difficile, quello Parmalat. Mariotti con il suo libro, da una
risposta alla domanda che tutti ci poniamo: ma come è stato possibile? E' colpa
dell'incapacità di utilizzare la potenziale democrazia finanziaria che caratterizza
il nostro paese, risponde. I cittadini sono nati liberi un mondo complesso,
ma se nessuno insegna loro a capire e a sfruttare questa preziosa prerogativa,
prevarrà solo la sfiducia nel sistema, ancora più deleteria. E' politicamente
un allievo di Pannella e Bonino, non stupisce quindi il suo punto di vista.
Le grandi banche hanno svolto un lavoro che non ha realizzato una democrazia
finanziaria, e lo Stato medesimo, col suo paternalismo e l'eccesso di regolamenti,
rende ancora più impacciato un movimento che dovrebbe essere libero e pronto.
Quindi, la prima equazione che si ricava dal libro, è che concetti come libertà
e democrazia sono essenziali anche ad una buona conduzione finanziaria. La frase
che potrà sembrar sbalorditiva, conclude la parte morale e seria del volume:
in questo paese non si investe per aumentare la cultura finanziaria nazionale.
Ma abbiamo parlato di una parte divertente del libro. Infatti, Mariotti si dimostra
capace di riflessione sul totale del fenomeno denaro, che evidentemente ha i
suoi lati tragici e comici. Qui l'autore prende in prestito dalla patria dell'investimento
azionario, l'America. Nel turbine della borsa si inseriscono stravaganze, follie
e superstizioni che in una così eterogenea ed affollata società non mancano
mai. Quando non è forte la moralità e l'intelligenza del mercato, ecco spuntare
amuleti, cornetti e cabale: relazioni tra gli orli delle gonne femminili e l'andamento
del mercato, così come insoliti legami tra le squadre di rugby e l'euforia borsistica.
Ossessioni che ci ricordano l'America degli anni trenta e del Cotton Club. Qui
Mariotti rivela la sua abilità di sorprendere e di regalare episodi inaspettati
e divertenti, frutto di una ricerca tanto vasta quanto ben condotta. Come sempre
ne fanno le spese gli investitori sprovveduti che seguono la moda più che la
ragione: sia quando guadagnano somme enormi, sia quando vanno a finire tra i
"pelati" della Cirio, o fra i parzialmente o totalmente scremati della Parmalat.
(Il libro è in vendita presso la libreria Riminese e la libreria del Professionista).
Benedetto Benedetti
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