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Investimenti alternativi - Vino
Intervista a Simone Mariotti, Il Sole 24 Ore, 13 ottobre 2012



Intervista di Antono Criscione a Simone Mariotti sull'investimento in vini pregiati apparsa all'interno del volume Investimenti alternativi dal vino al lusso (collana: Risparmio e investimenti in tempo di crisi) edito da Il Sole 24 Ore e uscito in abbinamento al giornale il 13 ottobre 2012.


L'ESPERTO DI FINANZA
Per chiedere dei chiarimenti sull'investimento dei vini, abbiamo preferito rivolgerci a Simone Mariotti (simomariotti@libero.it, www.simonemariotti.com) un conoscitore del settore, che però non ne è un "chierico", ma è un esperto finanziario e nel suo volume "L'investitore libero" ha dedicato a questo argomento una particolare attenzione.

Quando un investitore si rivolge o quando si può rivolgere al settore del vino? Quali conoscenze sono necessarie?
Se si vuole diversificare il proprio patrimonio puntando anche su investimenti atipici, dalle opere d’arte ai gioielli, dai libri antichi ai vasi ming, è bene riservare a questo tipo di scelte solo piccole porzioni della propria ricchezza, e comunque solo in presenza di notevoli disponibilità finanziarie. Nel caso dell’acquisto diretto del vino poi i costi di conservazione, ed eventualmente di trasporto e di intermediazione (le case d’asta si fanno pagare bene) giocano un ruolo importante. E se da un lato possono rappresentare una discreta diversificazione rispetto agli investimenti più tradizionali, dall’altro in realtà gli andamenti più decorrelati rispetto al mercato li hanno avuti proprio i titoli azionari vinicoli che non i panieri di bottiglie, molto soggette agli umori e alle disponibilità finanziarie di ristretti gruppi di compratori,  mentre le multinazionali del vino godono di fette di mercato molto più ampie. L’indice delle azioni vinicole di Mediobanca, per esempio, dal 1° gennaio 2001 a marzo 2012 (ultimo valore pubblicato da Mediobanca), è salito di oltre il 90% circa (senza considerare i dividendi). Nello stesso periodo l’indice globale MSCI World in Euro è in perdita di oltre il 20%.

Di chi fidarsi per effettuare un investimento in vino?
Con il senno di poi la risposta è facile: di Robert Parker e dei suoi gusti. Parker, avvocato di Baltimora, da più di trent’anni fornisce quello che è diventato influente sistema di valutazioni (attraverso un calcolo in centesimi) e che ha plasmato tutto il mondo del rating vinicolo, e i suoi vini preferiti sono diventati negli anni campioni di valutazioni. Il mondo del vino si dice sia stato addirittura “parkerizzato” almeno dal 1983 quando pronunciò il suo celebre giudizio sull’annata ‘82 del Bordeaux che lui giudicò straordinaria, in particolare per la zona del Pomerol (altri critici non erano del suo stesso parere). Ma il mondo di Parker è stato soprattutto (ma non solo) il mondo del Bordeaux e di pochi altri vini, e il suo giudizio influiva, e influisce molto prevalentemente sul mercato anglosassone. Ma domani? Aste importanti oggi si tengono sempre di più in oriente, a Hong Kong, e nuovi consumatori facoltosi stanno arrivando dai paesi emergenti, così come anche nuovi grandi vini (dal Sudamerica, per esempio), e non è affatto scontato che le mode di domani siano uguali a quelle di ieri. E allora che ne sarà dei prezzi dei vari chateau bordolesi che ancora oggi la fanno da padrone? Probabilmente resteranno loro i campioni del mercato ancora per molto tempo, ma a che prezzi? Il mitico Le Pin del 1982 continuerà ad essere pagato le cifre folli di oggi? E il Petrus 1961, o il Cheval Balnc del ’47? E che ne sarà del nostro Sassicaia, molto più accessibile a livello di prezzo, che già negli ultimi anni si era un po’ bloccato dopo i successi datati anni orsono (potere delle mode!), e che solo quest’anno ha avuto dei nuovi sussulti nelle aste?

E’ vero che l’investimento in vino conviene più dell’investimento azionario?
I numeri mirabolanti, come in tanti altri settori, anche qui si sprecano. A leggere le dichiarazioni presenti in tanti siti web o da parte dei gestori dei fondi sembrerebbe che chi non ha scelto il vino come investimento abbia perso i treni più fantastici per la ricchezza. Il quadro (come illustrato nel paragrafo relativo ai fondi, ndr) è molto più sfumato. Il rischio è che a volte si prendano come esempi i casi limite. Ovviamente, ci sono state, e ci saranno sempre singole bottiglie che hanno fatto o faranno segnare guadagni stratosferici anche superiori alle più rosee attese. Però ci sono anche azioni come Apple, che in 10 anni salgono di oltre il 9.000%, o quadri di Van Gogh, che al tempo della bolle sull’arte di fine anni ottanta spazzarono via ogni quotazione precedente, o fondi comuni flessibili che anche in anni neri come il 2008 riescono a guadagnare. I fuoriclasse, col senno di poi, li trovi ovunque (e non è detto che si ripetano, tutt’altro), ma per valutare un settore, e fare confronti con altri, non si considerano le eccezioni.

Quali sono gli elementi invece che possono fuorviare un investitore che si avvicini al vino?
Farò arrabbiare molti esperti, produttori e sommelier, ma la loro (e di chi si intende di vino, da bere) peggior nemica sarà forse la loro stessa conoscenza profonda del settore. Un sapere che è si un elemento indispensabile per non prendere fregature, ma è un cattivo consigliere perché porta come in ogni settore ad un eccesso di fiducia in se stessi che spinge, quando si passa dalla conoscenza del prodotto alla conoscenza del mercato, a ritenersi più abili di quel che in realtà si è. Dato che la domanda di vino di qualità elevatissima (e quindi la capacità di far prezzo) arriva da là dove il denaro si crea, una componente importante da tenere a conto è l’andamento dell’economia e dei mercati di riferimento, e la disponibilità di liquidità che c’è in circolazione. Ma questa è un’analisi più da economista che da conoscitore del vino. Ma come tutte le analisi economiche che mirano a fare delle previsioni è altamente probabile sia fallace in qualche punto, e che la previsione si riveli non corretta, con buona pace dei giudizi coretti o meno sulla bontà del vino in bottiglia. E come sempre anche il rating vinicolo, quello di Parker e del suo Wine Advocate, quello di un’altra celebre rivista come Wine Spectator, o di altri che verranno, per il grande pubblico è un rating che arriva in ritardo, e comprare sulla scia di un buon rating significa comprare a prezzi già alti. Un po’ come accade per i classici fondi comuni di investimento che registrano i picchi di sottoscrizioni dopo i periodi di grande crescita e dopo rating ottimi. Ma spesso è proprio quello, invece, il momento di vendere.



Intervista sul vino - Il Sole 24 Ore - 2012

Copertina del volume Investimenti alternativi dal vino al lusso- Il Sole 24 Ore - 2012









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Data creazione pagina: 2012-10-23 (1708 Letture)

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