L'Unione Sarda, 13 giugno 2010
Intervista e recensione dell'eBook L'ABC... per perdere il vostro denaro
Piccoli segreti per diventare poveri
Gli errori più frequenti commessi dai risparmiatori. Il regno dell'incerto.
Convincersi dell'esistenza di forme di investimento migliori di altre può
portare a risultati molto negativi.
Pubblicato su L'Unione Sarda, domenica 13 giugno 2010,
pagina 17.
di Salvatore Gaziano
Tutti vogliono insegnare a diventare ricchi;ora un promotore
finanziario ha deciso di spiegare come si diventa più poveri, raccontando
gli errori più frequenti commessi dai risparmiatori (ma non solo). Simone
Mariotti, riminese, classe 1970, alcuni anni fa ha scritto un libro veramente
istruttivo (L'investitore libero, Maggioli Editore). Ora torna a pubblicare
un altro volume, ma questa volta in formato eBook per Simonelli Editore. E il
soggetto è "cattivo" e poco "politically correct"
perché vuole analizzare il masochismo degli italiani nella gestione dei
propri investimenti. Si intitola L'Abc... per perdere il vostro denaro e con
tono fra il serio e il faceto, il provocatorio e il dissacratore, prova ad affrontare
il tema della gestione dei risparmi da un'altra prospettiva. Ovvero come perdere
soldi. Dal multilevel marketing ai metalli preziosi, dai prodotti a capitale
garantito alle gestioni Vip; dalle azioni che "nel lungo termine possono
solo salire" ai nuovi fondi specializzati dell'ultima generazione, dall'analisi
tecnica alle previsioni dei guru, dalla presunta supremazia dell'investimento
negli immobili a prodotti finanziari venduti alle Poste, dai pac (piani di accumulo
di capitale) ai pacchi. Insomma un compendio (in forma di abbecedario) su come
evitare alcuni ricorrenti errori e saltare gli ostacoli che si possono incontrare
quando si tratta di dover gestire le proprie risorse finanziarie.
Da risparmiatori beffati definiamo come "truffa" anche i nostri
errori per dare sempre la colpa a qualcun altro?
"Il mondo delle banche non è stato costruito da santi e benefattori,
ma lo spettro del complotto e della finanza sempre e comunque malvagia è
troppo presente e pochi, a dire il vero, ne sono immuni. Il fatto è che
il risparmiatore comune è un animale dalla memoria molto a breve termine,
che continua a compiere gli stessi errori banali, dimenticando che spesso potrebbe
avere lui il coltello dalla parte del manico. Invece grida alla truffa, che
esiste, ma non è l'aspetto chiave nel rapporto banca-risparmiatore".
La presunta capacità di economisti o analisti di azzeccare previsioni
finanziarie o economiche esiste o senza tutta questa "liturgia" non
si potrebbe convincere ilcomune risparmiatore ad affidare i soldi agli esperti?
"Basta vedere il tipo di pubblicità che le società di gestione
fanno sui fondi e nelle presentazioni aziendali, sempre incentrate soprattutto
sulla performance (a breve) precedente, a volte in modo spudorato. E i destinatari
di quel messaggio non sono tanto i risparmiatori, ma soprattutto gli addetti
ai lavori che quei fondi devono collocare. Il che significa che purtroppo quello
è un condizionamento che funziona, anche per i professionisti. Ma per
convincere un risparmiatore a investire con un gestore si può e deve
fare molto altro, spiegare l'approccio generale, e se il cliente è disposto
ad ascoltare (cosa non scontata) lo capisce e lo apprezza più della pubblicità
del fondo di turno a 5 stelle"
Può fornirci un veloce campionario di quelli che ritiene i migliori
modi per bruciare il proprio patrimonio?
"Il primo lo si ha dalla raccolta delle società di gestione sui
fondi azionari: tutti comprano ai massimi e vendono ai minimi; era così
20 anni fa ed è così oggi, un vero classico intramontabile. Poi
l'autoconvincersi che "tanto non succede", e il confondere il poco
probabile con l'impossibile. Poi, il fissarsi sull'idea che ci sono forme d'investimento
che sono sempre migliori di altre, per esempio gli immobili, ignorando che in
Italia ci sono migliaia di famiglie vittime di un fallimento immobiliare, che
per loro ha avuto effetti ben più devastanti di quelli provocati mediamente
ai titolari di bond Parmalat o Argentina".
Com'è cambiato il risparmiatore medio in questi anni? In cosa
è migliorato e in cosa sembra ancora troppo "condizionato"
e incline a ripetere vecchi errori e vizi?
"Si è un po' abituato alle crisi e in parte le gestisce meglio,
forse per rassegnazione; ma di fondo poco è cambiato e mi ritrovo a spiegare
le stesse cose anche dopo anni".
Se dovesse fornire una classifica degli errori più comuni realizzati
dai risparmiatori quali metterebbe al primo posto?
"Il non riuscire a staccarsi dalle banche. Tutti ritengono che in Italia
nessuna mai fallirà. Ma prima o poi accadrà e per difendersi si
dirà: "Come facevo a saperlo? Non era mai successo!". Poi l'incoerenza
e l'incapacità ancora oggi di capire i benefici della diversificazione".
E qual è il secondo più grave?
"La pigrizia con cui si bevono la frottola che la finanza è complicatissima
e incomprensibile".
Qual è il consiglio che dà più spesso ai suoi clienti
e che rimane inascoltato? E quello che in questi anni si è rivelato più
azzeccato?
"Quello che do più spesso è di non investire mai pensando
a quanto può rendere, ma a quanto si può rischiare. E a non pensare
che ci siano investimenti che vanno bene per tutti. Il più azzeccato,
il continuare a pensare che di "cigni neri" ve ne siano più
di quanti si creda e quindi non comperare mai un singolo titolo azionario o
obbligazionario, ma solo panieri. Regola che ho sempre seguito anche per me
stesso".
Un risparmiatore che si rivolge a un promotore finanziario come può
capire se ha di fronte un professionista serio o un piazzista appioppa-prodotti,
acchiappa-risparmi?
"Purtroppo se si è ignoranti è molto difficile capirlo, anzi
impossibile. Il consiglio più spassionato è quello di fare un
piccolo sforzo di educazione. Ho scritto L'Abc... per perdere il vostro denaro
e L'investitore libero proprio per questo. Ma se non si conosce un po' la materia
(basta l'abc appunto), qualsiasi cosa io vi dica vi può essere rigirata
come una frittata da un buon venditore senza che ve ne accorgiate. Al limite,
come regola base, è bene diffidare di chi è troppo sicuro di sé
e di quel che vi propone. La finanza è il regno dell'incerto".
PROFESSIONI IN CRISI
C'era una volta il promotore finanziario
Per capire l'andamento della Borsa c'è un indicatore efficace: il numero
di promotori finanziari attivi. Se fino all'inizio degli anni 2000 questo mestiere
era fra i più gettonati e capitava sovente che professionisti e bancari
mollassero tutto per seguire questa strada, ora siamo al "redde rationem".
Da alcuni anni, il numero di promotori finanziari attivi è costantemente
in calo. Secondo i dati di Assoreti (Associazione delle reti di collocamento
di strumenti finanziari) si è abbassato del 17 per cento circa solo negli
ultimi 18 mesi, proseguendo un trend iniziato nel 2002 (allora i promotori associati
erano 35.625 contro i 22.800 di oggi). Inoltre, sono sempre meno i giovani che
si presentano alle sessioni d'esame. "È un settore purtroppo in
contrazione - osserva Simone Mariotti - ed è paradossalmente un anello
debole del sistema perché un po' più di educazione servirebbe
soprattutto per difendersi dagli sportelli bancari. È vero che i promotori
sono in conflitto di interessi e anche loro hanno i budget, ma mai quanto i
bancari. Nei promotori è in atto una forte selezione fatta però
non sulla qualità, ma sulla quantità, perché i margini
sono diventati sempre più ristretti e sia le piccole sim (società
di intermediazione mobiliare) che i piccoli promotori sono destinati a sparire".
Insomma, la professione sembra aver perso il proprio appeal dopo il successo
registrato nell'ultimo decennio del secolo scorso ed è in corso una rigida
selezione naturale. E magari un'evoluzione della specie.
L'ECONOMIA DELLA TRUFFA
Speculazione e avidità regine dei mercati
Agli inizi del 2000 uno degli economisti più lucidi del recente passato,
John Kenneth Galbraith, ha pubblicato un saggio molto attuale: "L'economia
della truffa" (recentemente ristampato da Rizzoli).Armato della consueta
forza provocatoria e ironica, l'autore capovolgeva il mito dell'economia politica
americana, facendo luce su un sistema completamente assoggettato alle regole
delle grandi corporation e della speculazione. Un mondo che distorce a suo piacimento
la verità, dando vita a miti e leggende e dove la speculazione e l'avidità
diventano supreme forme d'ingegno. Il libro raccontava l'ingresso del mondo
moderno nell'era dei grandi crack, delle crisi economiche, degli scandali finanziari
e delle grandi corporation (ora il "contagio" si è allargato
alle banche e ai Paesi sovrani) in stato quasi permanente ed effettivo. Vi era
quasi un paradosso nella tesi di Galbraith: il sistema economico internazionale
è entrato nell'epoca della "frode innocente". L'inganno e il
falso sono accettati sia da chi li compie (società, banche, Stati sovrani)
sia da chi li subisce (il risparmiatore), perché ormai endemici al nostro
tessuto sociale. C'era tanta provocazione nella tesi di questo economista spesso
controcorrente (morto nel 2006 a 97 anni) ma anche un fondo di verità
per quanto sgradevole. Come una delle sue citazioni più antipatiche:
"Il mercato va sempre avanti per conto suo, impegnandosi come ogni buon
mercato a dividere il denaro degli imbecilli".
Copyright © by Simone Mariotti Tutti i Diritti Riservati.